Molteplici ritrovamenti archeologici consistenti in reperti vascolari, sepolcri e ville rustiche, indicano una densa frequentazione del territorio di Capriglia in età romana. Il toponimo deriverebbe infatti dal termine latino caprilia (plurale di caprile, stallo o pascolo per capre) proprio ad indicare un luogo ideale per l’allevamento ovino e la pastorizia. Resti di casali e masserie di epoca romana, rinvenuti in località Soprappiano ed Ischia, confermerebbero questa ipotesi e farebbero pensare ad una diretta relazione commerciale con la vicinissima Abellinum (odierna Atripalda). Secondo alcuni storici le origini di Capriglia vanno ricercate nella località Embriceria (attuale frazione di Summonte a confine con Capriglia), dove nel corso del X secolo venne a costituirsi un esiguo casale intorno ad un eremo dedicato a S.Maria. L’edificio di culto, di cui ne è attestata l’esistenza e le pertinenze agricole in un documento del 1025, era di proprietà del monastero di S. Modesto in Benevento poi donato, nel 1174, alla neonata comunità monastica di Montevergine. E’ probabile che da questa originaria e modesta aggregazione di insediamenti abitativo-rurali, vennero a formarsi, in seguito alla costruzione dei presidi militari di Summonte e
di Capriglia, entrambi posti a protezione delle locali comunità rurali, due piccoli abitati fortificati ampliatisi successivamente in periodo normanno. La prima citazione di Capriglia risale ad un documento del 955 d.C. in cui un certo Castelmondo, figlio di Orso, donava alcuni terreni all’Abbazia di Cava dei Tirreni, mentre il castello viene citato per la prima volta nel 1157. Tra l’XI-XII secolo il territorio tra Capriglia e Summonte acquisì notevole importanza economica grazie alla ricchezza dei pascoli, alla diffusione delle colture del castagno, della vite, del nocciolo e all’introduzione della produzione della seta, attestata nell’area da un documento del 1037. Il territorio caprigliese fu quindi inserito all’interno di un fitto sistema di fortificazioni, poste a difesa dei villaggi e degli assi viari della Media Valle del Sabato. L’abitato si sviluppò intorno al castello direttamente collegato, sia visivamente che strategicamente, alle fortezze di Grottolella, Montefredane, Summonte, Pietrastornina, S.Angelo a Scala, Torrioni, Petruro e Chianche. Dal Catalogus Baronum sappiamo che dal 1142 al 1156 ne era titolare un tal Rinaldo che aveva acquistato il feudo da Giovandotto, sub feudatario del conte di Avellino. Dopo Ruggiero de Farneto, signore di Capriglia nel 1169, il feudo venne integrato nel 1171 alla Baronia di S. Angelo a Scala e dal 1172 fino alla prima metà del XIII secolo appartenne ai de Francisio, signori di Monteforte. Incamerato alla Corte Regia con la venuta degli Angioini, il feudo risulta appartenere nel 1274 alla Baronia di Monteforte come attesta un coevo documento. Dal 1290 al 1345 Capriglia fu della famiglia francese de Molinis cui seguirono i D’Aquino fino al 1419. Nello stesso anno la regina Giovanna II concesse il feudo ad Ottavio Caracciolo, alla cui famiglia fu confiscato dagli Aragonesi e rivenduto nel 1466 a Diomede Carafa, conte di Maddaloni e padre del futuro Papa Paolo IV. Dopo la morte senza eredi dell’ultimo erede Carafa, Alfonso II deceduto nel 1585, il feudo fu incamerato alla Corte Regia e acquistato da Lucrezia Arcella, moglie di Domizio Caracciolo, Duca di Atripalda. Rivenduto ai Carafa l’anno dopo, fu da quest’ultimi alienato alla famiglia De Ponte che lo tenne fino al 1618. Il feudo passò poi a Marino Caracciolo, Principe di Avellino, e nel 1652 alla famiglia Schipani. Capriglia in seguito fu possedimento di Gaetano Amoretti e, dopo la morte senza eredi di questi, fu incamerato al Regio Fisco. Nel 1780 venne acquistato per 42000 ducati da Nicola Macedonio, dei duchi di Grottolella, la cui famiglia tenne il titolo feudale fino all’abolizione dei diritti feudali nel 1806. Il periodo post-feudale di Capriglia, similmente ai comuni limitrofi, fu caratterizzato da una forte pressione fiscale che, per i crescenti malcontenti, sfociò ben presto in aspre insurrezioni popolari a cui si unì, di lì a poco, il fenomeno del brigantaggio. Con il periodo post unitario Capriglia conobbe una lenta e graduale crescita demografica arrestandosi nel corso degli anni Sessanta e Settanta del ‘900, a causa dell’emigrazione verso il Nord Italia e verso i Paesi esteri. Dagli anni Ottanta invece la comunità caprigliese sta riprendendo, seppur a rilento, la sua evoluzione demografica favorita dalla sua favorevole posizione, prossima ad Avellino e dalla sua piacevole vivibilità.