Cervinara

Descrizione

Il comune di Cervinara è ubicato tra i comuni di San Martino Valle Caudina, Montesarchio e Rotondi, a circa 32 km dal capoluogo irpino. Il paese sorge a 284 m. di altezza su un ampio pianoro collinare delimitato a settentrione dalla Valle Caudina e a meridione dalle pendici del Partenio. Il suo territorio è prevalentemente montuoso e conserva un patrimonio faunistico-floreale di inestimabile valore.

Cervinara fa parte infatti del Parco Regionale del Partenio, della relativa Comunità Montana ed è compresa all’interno del Sito d’interesse Comunitario (SIC) Dorsali del Partenio. Il contesto ambientale è tra i più sorprendenti, ad una natura incontaminata ricca di sorgenti purissime, sentieri ed aree attrezzate per l’escursionismo ed il campeggio, fanno da corredo paesaggi mozzafiato godibili dalle cime del Ciglio di Cervinara (970mt.), del Tuppo Tuotolo (1197 mt.) del Ciesco Alto, (1357mt.) e della Croce di Puntone (1496mt.). La vegetazione, fitta e rigogliosa, è dominata a quote elevate da faggeti e querceti per poi cedere gradualmente il posto a boschi cedui e misti di castagno, tasso, leccio, ontano apoletano ed olmo montano. Di notevole interesse è il sottobosco che con il suo particolare microclima favorisce la presenza di molteplici varietà erbacee e floreali nonché di rare specie faunistiche ed anfibie. Man mano che si scende a valle del paese, i piccoli e variegati appezzamenti agricoli fanno da cornice all’area urbanizzata di Cervinara. L’abitato, tra i più estesi della provincia di Avellino, si compone di ben undici frazioni ospitanti circa dodici mila abitanti. La popolazione si concentra principalmente nelle località di
pianura di San Marciano, Salomoni, Pantanari e Trescine dove ha sede il Municipio. Le rimanenti frazioni di Castello, Valle, Ioffredo, Pirozza, Curielli, Scalamoni e Ferrari sono poste invece alla pendici dell’area montuosa e pur rappresentando le aree di minor insediamento abitativo si contraddistinguono per le loro peculiarità paesaggistiche e storico-architettoniche.

Storia di Cervinara

Secondo la tradizione il toponimo deriverebbe da un altare in onore della dea Cerere (dea delle messi) fatto erigere dai romani in seguito alla vittoria sui Sanniti (298-297 a.C). Di sicuro l’area era già abitata fra il IV ed il III secolo a.C., epoca a cui risalgono alcuni corredi funerari provenienti da sepolcreti rinvenuti nelle frazioni Valle e Castello. Molto probabile la derivazione del toponimo dal latino Cervinaria indicante una terra ricca di cervi e di cacciagione in genere. Il toponimo compare per la prima volta nell’anno 837 d.C. del Chronicon Vulturnense. I monaci della Abbazia di San Vincenzo al Volturno in quell’anno donavano al Principe longobardo Sicardo il “castrum quod dicitur Cerbinaria in Caudetanis”. Il borgo primitivo sorse probabilmente in seguito alla donazione ed alla costruzione del castello. Dal Catalogus Baronum sappiamo che in epoca normanna fu feudo
del “comes Malcerius” (conte Malcerio) seguito nel 1150 da Ricardo de Molinis. Durante la guerra tra Ruggiero II il Normanno e Rainulfo, Conte di Avellino, il borgo fortificato ed il relativo castello vennero distrutti tra il 1127 ed il 1139, ricostruiti e successivamente devastati da Federico II di Svevia, nella prima metà del XIII secolo. Nel 1279 il feudo passò alla corte regia Angioina che lo concesse alla nobile Isabella de Chauville e dal 1283 al francese Jean de Lagoniere (Giovanni della Leonessa), la cui famiglia lo tenne fino al 1488. Fallita la congiura baronale contro Ferdinando d’Aragona, il feudo fu venduto a Carlo Carafa, Marchese di Montesarchio e Conte di Airola. Nel 1532 il re Carlo V di Spagna, investì dei beni feudali cervinaresi il Marchese di Vasto e Gran Camerario del Regno, Alfonso d’Avalos, a cui seguirono il figlio Ferrante nel 1546 ed il nipote Alfonso II, nel 1571. Nello stesso anno Cervinara fu venduta a Gianfelice Scalaleone e nel 1602 a Bernardo de Barrionuevo, governatore spagnuolo del Regno di Napoli. Con l’acquisto realizzato nel
1607 dalla Marchesa di Volturara, Beatrice, i Caracciolo divennero i nuovi detentori del feudo cervinarese ora “marchesato” grazie all’approvazione regia del 1629, di cui si fregiò Francesco Caracciolo. Il ramo dei Caracciolo-Sant’Erasmo, mantenne il titolo fino al 1806, anno dell’eversione della feudalità. Durante il feudalesimo e fino alla metà dell‘800 Cervinara conobbe un florido sviluppo agricolo, derivante dalla fertilità del suolo e dallo spirito imprenditoriali delle varie famiglie nobiliari che si susseguirono nel possedimento del territorio. I moti reazionari del 1820-21 e del 1848 videro la partecipazione di numerosi abitanti di Cervinara. La partecipazione della popolazione divenne ancora più intensa contro il governo piemontese negli anni sessanta dell’Ottocento. L’aumento della pressione fiscale nonché le repressioni violente ed altri malcontenti derivanti dalle politiche inefficaci del nuovo governo unitario ebbero come diretta conseguenza l’inizio del Brigantaggio e di numerose sommosse popolari. I monti sovrastanti Cervinara divennero rifugio e nascondiglio di bande di briganti atte alle scorrerie e a saccheggi nei vicini abitati della Valle Caudina. Celebri le bande guidate dai fratelli nolani Cipriano e Giona La Gala, di Andrea De Masi e Tommaso Romano, descritte negli studi legati al territorio da due illustri storici, Luigi Barionovi e Angelo Renna (Terre di Briganti).