Rotondi

Descrizione

Ultimo dei comuni irpini ad affacciarsi sulla Valle Caudina, Rotondi si trova a ridosso della provincia di Benevento, a circa 35km da Avellino. Il piccolo abitato sorge a circa 274 m. di altezza sul versante settentrionale del Partenio, protetto dalle cime del Pizzo Falcone e del Ciglio. Il paese, piccolo ed accogliente, è circondato da una natura incontaminata e da una sorprendente veduta paesaggistica sul Partenio, sul Taburno e sull’intera Valle Caudina. Il territorio comunale è caratterizzato da zone pianeggianti cui si alternano aree montane rivestite da fitti castagneti e faggeti. Interessanti gli itinerari naturalistici, siamo infatti all’interno del Parco Regionale del Partenio e del Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) della Dorsale dei Monti del Partenio. Dal santuario della Madonna della Stella parte il sentiero delle mandrie e dei pianori n. 203 del CAI che conduce ai Pianori Fieno e Lauro. I numerosi sentieri che attraversano il territorio rotondese offrono l’occasione per gli appassionati di trekking e mountain bike di passeggiare tra montagne e pianori verdeggianti godendo se si è fortunati della vista di rapaci tipici del Partenio come la Poiana, lo Sparviero o anche di rare specie faunistiche ed anfibie.

Storia di Rotondi

Le origini dell’abitato risalgono al periodo normanno, anche se reperti archeologici riferibili a due ville rustiche in località Curielli, S. Stefano e Cavone testimoniano la presenza di una piccola comunità rurale già in epoca romana (I e III sec. d.C). La prima notizia in cui si fa riferimento al “Castrum Rotondorum” risale al 1245, anno in cui il territorio di Rotondi fu concesso alla famiglia de Rotundis (da cui forse la derivazione del toponimo) che lo mantenne fino al 1400. In quest’anno venne acquistato dai della Leonessa, famiglia filo francese, alla quale venne confiscato nel 1453 per essersi ribellata alla dominazione aragonese. Il feudo di Rotondi rimase nel dominio regio fino al 1496 quando venne concesso a Carlo Carafa, ma venne sottratto alla faglia nobiliare poiché parteggiò per i francesi nella guerra tra l’imperatore Carlo V d’Asburgo e Francesco I. Concesso da Ferrante II al Gran Camerario Regio, Alfonso d’Avalos-D’Aquino, conte di Vasto, l’abitato di Rotondi passò al Regio Consigliere Giovanni Felice Scalaleone nel 1573, venduto nel 1576 a Diana Mancuso di Napoli, poi alienato nel 1579 a Silvio de Ulgeris, la cui famiglia fu costretta a venderlo per debiti nel 1586. Il feudo fu acquistato per 16.000 ducati da Vincenzo de Fiore, venduto ancora a Francesco Mariconda nel 1622 ed acquisito da Marino Cortese il quale ottenne nel 1638, con il privilegio di Filippo IV di Spagna, il titolo di Marchese di Rotondi. Nel 1695 Rotondi apparteneva a Giovan Battista Caracciolo, Marchese di Sant’Erasmo, il quale lo ebbe in dote dalla moglie Vittoria Leucadia Cavaniglia.
La famigli Caracciolo tenne il feudo fino all’abolizione della feudalità nel 1806. Con l’abolizione dei diritti feudali Rotondi divenne Comune e rientrò nel Mandamento di Cervinara, unitamente a S. Martino Valle Caudina, nell’ambito del Principato Ultra. Con l’unità d’Italia Rotondi diede molti seguaci alle bande dei briganti di Cipriano La Gala e Tommaso Romano di Limatola. Rotondi diede i natali a Luciano Vaccariello, autore di diverse opere, ben voluto dai suoi concittadini per iniziative nel campo sociale, Sindaco nel 1885 e nel 1887, assassinato da Diodato Lanni, condannato a trent’anni di galera il 26 aprile 1893. L’antico castello di cui si è parsa ogni traccia visibile, viene identificato da alcuni studiosi, in un edificio a corte interna e torretta angolare sito in Piazza Vittorio Emanuele II.